Quel che è accaduto tra Russia ed Ukraina, è espressione di tensioni che covano da tempo. Ci sono avvenimenti che esigono che li si giudichi immediatamente, per esempio la condanna per l’invasione dell’Ukraina da parte della Russia, ma per la maggior parte dei casi, eventi come questo, vanno giudicati nel loro insieme, i fatti singoli sono spesso frutto di un’insieme di fattori, bisogna essere consapevoli dei molteplici interessi economici e politici che precedono e motivano il conflitto.
L’Ukraina è il secondo Stato più grande d’Europa, ha 44 milioni di abitanti, il 73% sono ukraini; il 22% sono russi, questi però sono la maggioranza al confine orientale (Donbass) e in Crimea; quest’ultima ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza nel 2014, dopo un referendum in cui il 90% degli elettori, ha votato a favore dell’indipendenza dall’Ukraina
Queste minoranze etniche costituiscono delle “isole culturali” differenti, frutto di spostamenti di massa di popolazioni operate nel passato, fatte di persone che si sentono discriminate nel contesto etnico in cui vivono. E questi sono fatti.
Poi c’è l’aspetto geo-politico. E’ in atto un riposizionamento delle superpotenze, soprattutto in termini di aree di influenza. Sull’ Ukraina si sta giocando non solo la legittima ed inviolabile sovranità di un popolo, ma il futuro dell’ Europa stessa.
Non possiamo trascurare il fatto che dopo il crollo dell’URRS, e la sua sconfitta storico-politica, la NATO aveva di fatto cessato la propria funzione. Nata in contrapposizione al Patto di Varsavia, che di fatto non esisteva più come alleanza militare, doveva essere smantellata, e l’Europa costituire una sua difesa indipendente, capace di collaborare con pari dignità, alla creazione nelle zone di confine russe, delle aree neutrali , di cuscinetto come quelle del Baltico. Nulla di questo è stato fatto, anzi, la NATO si è più estesa, al netto della autodeterminazione dei popoli, fino a far pensare alla Russia, che volesse prolungarsi fino a raggiungere i suoi confini, includendo l’Ukraina.
E questo è un altro fatto.
Ora siamo tutti inorriditi, davanti alla follia della guerra, e alla determinazione assurda delle parti in conflitto, di non aprire negoziati. Con questo atto di guerra, certamente non giustificabile dalle rivolte del Dombass, l’Europa non poteva non prendere una posizione, e avviare la politica delle sanzioni nei confronti della Russia.
La Russia è il più grande fornitore di gas dell’Europa ( incassa 50 miliardi di Euro all’anno e altri 50 dal petrolio) e la dipendenza, soprattutto del nostro Paese,che utilizza il gas russo per il 49%, ha raggiunto livelli insostenibili, e le sanzioni cominciano a rivelarsi un boomerang.
L’inaccettabile invasione della Russia all’Ukraina, va condannata senza se e senza ma, però una soluzione possibile al conflitto va trovata, è quella del cessate il fuoco e dell’avvio di negoziati di pace. La pace si raggiunge solo se si smette con la guerra, ma al momento le volontà, di ambo le parti, non sembrano queste. Il nostro paese deve giocare un ruolo primario nelle politica e nella diplomazia europea, per far tacere le armi, per arrivare ad una pace duratura.
Gli attori sono ben definiti: al di la delle due superpotenze, l’Europa può e deve avere un ruolo. La richiesta formale all’Organizzazione delle Nazioni Unite, da parte dellaUE, di esercitare con decisione il proprio ruolo per il mantenimento della pace e della sicurezza mondiale, deve essere fatta al più presto. E’ importantissimo che l’Unione Europea contribuisca alla pace, come dichiarato nel suo trattato istitutivo, e si ponga come interlocutore indipendente in questo conflitto. La nostra priorità è far cessare la guerra, salvare vite umane e frenare il disastro economico, che, come al solito, pagano i popoli e le persone più povere e fragili. Vogliamo la pace? La pace si raggiunge con il dialogo e il negoziato, non con la corsa al riarmo, foriera di una escalation nucleare. E intanto la Premier Meloni promette a Zelensky l’invio di cacciabombardieri, e J. Biden annuncia una nuova base NATO in Polonia!!
La vita umana è un valore non negoziabile, e nessuna ragione geopolitica, nessuna ragione economica, nessuna pretesa guerra per la liberazione sono al di sopra dell’essere umano. Dare una speranza al popolo ucraino, salvarlo veramente dal disastro vuol dire far tacere tutte le armi. Va denunciata l’irresponsabilità di tutte le istituzioni che fomentano la guerra, con l’invio di armi all’Ucraina: Governi europei, Regno unito, Governo statunitense, NATO e Unione Europea in primis.
Venerdì 24 e Sabato 25, ci saranno manifestazioni in più di cento città, che vedranno la partecipazione del mondo cattolico e laico. La CGIL ha aderito, come sempre, alla marcia per la pace Assisi-Perugia. In Campania, a Napoli, da Comunità sant’Egidio, comune e arcidiocesi, è tata promossa una manifestazione per chiedere che cessi ogni violenza. L’appuntamento è per Venerdì 24 alle 9,30 in piazza Dante, hanno dato la loro adesione: CGIL CISL UIL ed una miriade di associazioni. In una intervista rilasciata alla stampa, il nostro Segretario Generale Maurizio Landini ribadisce che :” Noi, in continuità con quanto già detto il cinque Novembre scorso a Roma, a Piazza San Giovanni, ci batteremo fino a quando non saranno cessate le ostilità”. C’è bisogno di dialogo, ha proseguito, riprendendo le parole del Pontefice e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Mese: Febbraio 2023
Come tutti gli anni, alla fine di gennaio, si chiudono le iscrizioni alle scuole secondarie superiori italiane, un indicatore importante delle tendenze di studenti e famiglie.
A livello nazionale, le iscrizioni ai licei crescono ancora raggiungendo il 57,1 dal 56,6. Ma non sono i licei tradizionali a crescere. Quello che ancora cresce è il Liceo delle Scienze Umane che passa dal 10.3 all’11, 2 con l’incremento maggiore fra tutti gli indirizzi. Anche il Liceo Linguistico si espande passando però solamente dal 7,4 al 7,7. Sostanzialmente stabili l’indirizzo Europeo ed Internazionale ed i Licei Musicali, con una diminuzione degli Artistici sull’ordine del 0,6%. Dunque l’aumento dei licei è dovuto al Liceo delle Scienze Umane, mentre
. Informatica e telecomunicazioni stanno al 6,4 , poca roba, ma Meccanica e Meccatronica da una parte, e Chimica dall’altra, attirano l’interesse solamente del2,8 e del 2,4% . Ancora peggio i Professionali che diminuiscono di nuovo dal 12,7 al 12,1. E dunque il campo della formazione per il lavoro subisce una ulteriore perdita dello 0,4%. , ristagna la formazione per il lavoro. In una fase come questa, in cui le imprese lamentano la carenza di figure professionali, è una vera sciagura.
I dati della Istruzione e Formazione Professionale, sono in capo alle Regioni, non entrano in queste statistiche. Ma le Regioni non sono tenute a darli, ed in tutte si è registrata una grande difficoltà ad ottenerli, soprattutto quelli delle regioni del Sud.
Le tendenze delle Regioni, peraltro, si prestano ad interessanti riflessioni: il Veneto data vicinanza con il mondo Germanico e mitteleuropeo, predilige le iscrizioni ai licei Tecnici, il Lazio, come capitale del terziario burocratico, vede i licei in testa, e l’Emilia Romagna deve forse il primo posto, nella iscrizione agli istituti professionali, in seguito alla presenza di una forte immigrazione, in via di integrazione, che da sempre sceglie questo percorso formativo, come prima via di accesso alla scolarità superiore.
In conclusione, continua il trend che svuota progressivamente la formazione per il lavoro a favore di una licealità leggera.
La situazione della Lombardia non è molto diversa, anche se segna un leggerissimo cambio di passo. Ultima a cedere nel passato alla marea montante del Liceo delle Scienze Umane, potrebbe essere l’antesignana di una inversione di tendenza.
Come dimostrato da ricerche sul tema, anche investimenti significativi in progetti che cercano di reindirizzare verso la formazione per il lavoro l’orientamento che dà la scuola hanno ricadute limitate.
Le famiglie, e qui il nodo, si muovono in modo autonomo rispetto ai consigli scolastici, un trend su cui la scuola può fare fino ad un certo punto, e cioè quasi nulla.
Ma c’è un dato sociologico su cui riflettere
Nel nostro Paese, figli della piccola borghesia , che nella istruzione universitaria preceduta dal liceo, hanno trovato fin qui uno strumento di miglioramento, o di permanenza in un ceto sociale che vivono come relativamente privilegiato, vedono la formazione per il lavoro, come un declassamento. E certi filoni di ricercatori ne riproducono i pregiudizi, considerando che l’accesso ai licei non meglio specificati sia un indicatore evidente di mobilità sociale verso l’alto di ragazzi provenienti da strati sociali bassi.
La tendenza a disertare la formazione per il lavoro, soprattutto nel campo tecnico scientifico, non è solo italiana. Pensare però che tutto derivi solo, se non principalmente, dalla scuola e dal suo lavoro di orientamento sarebbe miope.
In tutto l’Occidente, prevale la tendenza ben radicata dall’ultimo decennio del secolo scorso, a prolungare la scolarità dei figli, e con ciò l’allontanamento dal lavoro. Si tratta sostanzialmente di un fenomeno di ostentazione dello status: il figlio fino alla maggiore età, ed anche oltre, frequenta una scuola che non lo porta direttamente al lavoro, perché la famiglia non ne ha bisogno, in grazia del crescente benessere e può offrire ai suoi giovani membri un periodo più lungo di libertà dai vincoli.
Nella Europa Est ex- comunista poi rimane la tradizione della formazione politecnica tipica di quei sistemi scolastici, più orientata alla scienza ed alla tecnica che alle humanities, viste a livello formativo come tipiche delle classi un tempo privilegiate.
Conclusioni generali: una osservazione interessante è venuta da una ricerca presentata al Seminario Invalsi dell’ottobre 2022. Il settore verso cui puntare per invertire questa tendenza, sarebbero le ragazze, che nel nostro paese, disertano in misura superiore a quella degli altri paesi, la formazione per il lavoro in campo scientifico- tecnologico. Nel contempo, mostrano notevoli e crescenti capacità negli studi, con risultati nel complesso superiori a quelli dei maschi coetanei, i quali mostrano un persistente zoccolo duro di irriducibili alla scolarità. Sono dunque solo fattori culturali legati ad una idea di femminilità molto tradizionale, che le lanciano in massa le giovani donne verso il liceo delle scienze Umane. Le azioni di orientamento e formazione che negli ultimi tempi si sono cominciate a realizzare, dovrebbero moltiplicarsi e, senza trascurare l’importanza della scuola, rivolgersi soprattutto alle famiglie. Anche, come si usa ora, con campagne di immagine sociale.
A cura uff. stampa. (Tks Tiziana Pedrizzi, ricercatrice IRRE Lombardia)
Novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 in tema di aiuti per le famiglie
CARTA RISPARMIO SPESA
Innanzitutto la Legge di Bilancio 2023 ha introdotto la “Carta risparmio spesa”. Si tratta di una sorta di “social card” per famiglie con redditi non superiori a 15.000 euro. Erogata dai Comuni, questa card aiuta le famiglie italiane a fronteggiare il caro vita. Con la Carta risparmio spesa le famiglie potranno acquistare i beni di prima necessità, specie quelli alimentari. Questa misura sostituisce i vecchi buoni spesa, misura centrale durante l’emergenza Covid.
REDDITO ALIMENTARE
A sostegno delle spese familiari la Manovra 2023 ha introdotto anche il reddito alimentare 2023 per coloro che si trovano in situazioni di povertà assoluta e per combattere lo spreco di cibo. Si tratta di un nuovo tipo di aiuto sperimentale e consiste nell’erogazione di pacchi alimentari realizzati con i prodotti invenduti dei negozi della distribuzione alimentare che altrimenti verrebbero buttati. IVA RIDOTTA SU PANNOLINI E ASSORBENTI
Con la Legge di Bilancio 2023 il Parlamento ha anche fissato l’IVA per assorbenti e pannolini al 5% per andare incontro alle esigenze delle famiglie e fronteggiare il caro prezzi. Precedentemente al 10%, l’aliquota IVA per i prodotti dell’infanzia di vario tipo e per la protezione dell’igiene intima femminile, dal 1° gennaio è stata dimezzata.
BONUS BOLLETTE
Tra le novità introdotte dalla Manovra 2023 anche il potenziamento del bonus sociale per le bollette di luce e gas per fronteggiare il caro energia. Per i primi tre mesi del 2023 la soglia di accesso allo sconto sale a 15.000 euro il tetto ISEE dai 12.000 euro precedenti. Sempre per fronteggiare il rincaro energia, previsti anche il bonus pellet e il bonus teleriscaldamento.
ASSEGNO UNICO MAGGIORATO NEL 2023
Potenziato anche un’altra importante misura per le famiglie già in vigore dal 2022, l’Assegno Unico Universale Figli. La Legge di Bilancio 2023 dà il via da gennaio 2023 e per i tre anni successivi aumenti del 50% in favore delle famiglie numerose, oltre ad una maggiorazione del 50% durante il 1° anno di vita del bambino. Rende inoltre strutturale l’aumento del sussidio in presenza di figli disabili.
UN MESE EXTRA DI CONGEDO PARENTALE
Prevista anche un’importante modifica al congedo parentale per i lavoratori dipendenti, sempre apportata dalla Legge di Bilancio. Inizialmente disposta solo per le mamme e poi estesa anche ai papà, la novità consiste in una mensilità aggiuntiva retribuita all’80% da computare nel periodo di astensione dal lavoro. Il periodo massimo indennizzabile rimane comunque di 9 mesi (con gli ulteriori 8 mesi che rimangono pagati sempre al 30%).
CARTA CULTURA E MERITO
Indirettamente destinata alle famiglie anche la modifica al Bonus Cultura operato dalla la Legge di Bilancio 2023. L’agevolazione destinata ai neo diciottenni1, infatti, si divide in due dando vita a due diversi nuovi buoni cumulabili da 500 euro ciascuno. Il primo, Carta Cultura, destinato ai giovani appartenenti a famiglie con ISEE sotto i 35.000 euro e il secondo, Carta Merito, rivolto agli studenti eccellenti diplomati con il massimo. È bene precisare che le novità si applicheranno ai nati nel 2005 che compiono 18 anni nel corso del 2023. Nulla cambia per i nati nel 2004 che continueranno a percepire il Bonus Cultura nella sua precedente versione.
BONUS FAMIGLIA RICONFERMATI NEL 2023
Oltre alla misure introdotte, modificate o prorogate dalla Legge di Bilancio 2023, per l’anno in corso rimangono attivi diversi bonus famiglia strutturali .La maggior parte di queste misure può essere gestita attraverso il portale delle famiglie dell’INPS.
CARTA ACQUISTI 2023
Disponibile anche nel 2023 la Carta Acquisti. Nata per aiutare chi si trova in situazione di difficoltà economica, può essere richiesta per pagare le spese alimentari presso negozi convenzionati, spese sanitarie e bollette. Si tratta di una carta di pagamento elettronica, prepagata ricaricabile e gratuita del valore di 40 euro mensili e viene ricaricata ogni due mesi con 80 euro. Possono richiedere la card solo coloro che hanno compiuto 65 anni o che hanno figli di età inferiore ai 3 anni, e sono in possesso di determinati requisiti di reddito.
MATERNITÀ, PATERNITÁ E CONGEDO PARENTALE
Base del welfare nella normativa italiana, anche nel 2023 valgono le regole per le indennità di maternità e di paternità previste dall’ordinamento vigente. Parliamo della maternità obbligatoria prevista anche nel 2023 in favore delle neomamme lavoratrici dipendenti e utilizzata in alternativa dal padre che impone loro di astenersi dal lavoro per un periodo minimo di 5 mesi a cavallo tra prima e dopo il parto (o ingresso in famiglia del bambino adottato o affidato). Durante tutto il periodo del congedo di maternità obbligatorio, le madri ricevono un’indennità pari all’80% della retribuzione che è a carico dell’INPS. Ricordiamo che anche per autonomi e professionisti è previsto il congedo di maternità, che però non prevede l’astensione dal lavoro ma solo un’indennità.
ASSEGNO MATERNITÀ COMUNI
Confermata nel 2023, in quanto misura strutturale, anche l’operatività dell’assegno di maternità dei Comuni a sostegno delle madri senza copertura previdenziale e con ISEE inferiore ad una soglia fissata annualmente. Riconosciuto su domanda da presentare presso il proprio Comune di residenza nei casi di parto, adozione o affidamento preadottivo.
ASSEGNO MATERNITÀ DELLO STATO
Allo stesso modo, sarà attivo nel 2023 anche l’assegno di maternità dello Stato. Si tratta di un sostegno economico che la madre o il padre riconosciuto dall’INPS, se lavoratori atipici o discontinui, possono richiedere per la nascita di un bambino, nonché per l’adozione, l’affidamento.
BONUS ASILO NIDO
Tra le misure per la famiglia ricordiamo anche il bonus asilo nido in vigore anche per l’anno scolastico 2023. Le famiglie con figli di età fino a 3 anni possono richiederlo come aiuto economico ottenendo un contributo massimo di 3.000 euro all’anno per sostenere le rette degli asili nido o di servizi di assistenza domiciliare per minori con patologie. Gli importi variano in base all’ISEE.
CONGEDO PARENTALE FACOLTATIVO
Ricordiamo anche il congedo parentale, così come modificato dalla Legge di Bilancio 2023 e come già anticipato nella parte di questo articolo dedicata alle novità. Si tratta di un periodo di astensione dal lavoro facoltativo concesso ai genitori (madre e padre) per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita. Una scelta libera – ecco perché si parla di congedo facoltativo – a differenza del congedo di maternità o del congedo di paternità per la nascita del figlio – e per un periodo è indennizzato dall’INPS. Tale copertura è per 8 mesi pari al 30% della retribuzione e per l’ultimo mese pari all’80% della retribuzione, quest’ultima una novità della Manovra 2023.
CONGEDO DI PATERNITÁ OBBLIGATORIO
Disponibile, poi, anche nel 2023 il congedo di paternità esclusivo per i padri lavoratori dipendenti. Diverso da quello di maternità fruito in alternativa dal padre in determinate condizioni, questo congedo consiste in un periodo di astensione obbligatorio retribuito, della durata di 10 giorni, da fruire prima o subito dopo la nascita di un figlio. Questa misura, tra l’altro, è entrata a pieno regime nell’ordinamento italiano nel 2022 dopo un lungo periodo di sperimentazione.
CONGEDO MATRIMONIALE
Attivo nel 2023 anche l’Assegno per congedo matrimoniale quale misura strutturale. Si tratta di una prestazione previdenziale dedicata ad alcune tipologie di lavoratori, concessa in occasione del matrimonio civile o concordatario, o unione civile da fruire entro i 30 giorni successivi alla data dell’evento.
ASSEGNO UNICO UNIVERSALE
Vi ricordiamo, poi, che anche nel 2023 è disponibile il Nuovo Assegno Unico Universale dedicato a tutte le famiglie, a prescindere dall’ISEE, che hanno figli. L’importo cambia in base alla situazione reddituale, al numero dei figli e alle loro condizioni di salute. Si precisa, come accennato nella parte di questo articolo riferita alla novità, che questa misura è stata rinnovata nel 2023 dalla Legge di Bilancio
Le spese delle famiglie italiane, derivanti dalla maggiore inflazione al consumo, saranno mitigate “soltanto parzialmente nella dinamica salariale, con i redditi unitari da lavoro dipendente che aumenterebbero di circa il 2,3 per cento, nella media dell’orizzonte di previsione, delineando quindi una rilevante perdita di potere d’acquisto”.
Lo scrive l’Upb (l’Ufficio Parlamentare di Bilancio) nella nota sulla congiuntura di febbraio, in cui sono aggiornate le previsioni su 2023 e 2024, e in cui si prevede che i prezzi flettano “gradualmente” con una dinamica “ancora superiore al 2,0 per cento l’anno prossimo”.
Dopo un primo trimestre ancora debole, a causa del persistere di tensioni globali, la crescita si rafforzerebbe gradualmente, avvantaggiandosi dell’allentamento delle pressioni inflazionistiche e, secondo l’ultima previsione dell’Upb, nel 2024 la dinamica del Pil si consoliderebbe all’1,4 per cento, “ipotizzando il progressivo miglioramento del contesto geopolitico ed economico internazionale”.
La stima, è in linea con quella del governo per quest’anno ma non per il prossimo, visto che la nota di aggiornamento al DEF che il governo a presentato alle camere, indica per il 2024 una crescita dell’1,9%.
L’Upb precisa che “le previsioni assumono la completa attuazione dei programmi di investimento del Pnrr, concordati in sede comunitaria, ed anche la prosecuzione del ciclo di politica monetaria restrittiva della Bce, inaugurato nella seconda metà dello scorso anno”.
Proprio l’attuazione del Pnrr, insieme alla guerra in Ucraina, rappresenta però uno dei fattori incertezza che gravano sulle previsioni. “Il conflitto in corso alle porte dell’Ue rappresenta certamente il rischio maggiore, su tutti gli orizzonti di previsione”, scrive l’Upb.
Inoltre, “nonostante il relativo allentamento delle frizioni nella logistica, e dei “colli di bottiglia” nell’offerta, i fortissimi aumenti dei costi energetici e la carenza di alcuni materiali, potrebbero incidere sull’ipotesi dell’integrale, tempestiva ed efficiente attuazione dei progetti di investimento del Pnrr”.
Fonte UPB a cura di ufficio stampa
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“L’autonomia differenziata spezza l’unità del Paese, penalizza il Mezzogiorno,
danneggia milioni di cittadini e pensionati. Per tali ragioni, occorre una ferma
opposizione non solo in Parlamento, ma anche nel Paese”.
È quanto affermano Franco Tavella e Nicola Ricci, Segretari Generali rispettivamente
dello Spi e della Cgil Campania.
Martedì 7 febbraio alle ore 9,30 lo Spi Cgil Campania e Napoli, terrà presìdi presso le
sedi delle Prefettura di Napoli, unitamente allo Spi di Salerno e Caserta, e presso le
Prefetture di Avellino e Benevento, per protestare e per la far sentire la voce dei
pensionati “nella ferma e decisa condanna al progetto di autonomia differenziata che
penalizza il Paese, divide l’Italia, abbandona il Mezzogiorno”.
“Invitiamo a partecipare – concludono Tavella e Ricci – tutte le forze democratiche che
hanno a cuore il destino del Mezzogiorno e dei cittadini”.
Napoli, 03/02/2023