Lunedì 27 novembre, alle ore 9.30, presso il Salone dei Bottiglieri del Palazzo della Provincia lo Spi Cgil e la Cgil Salerno, nell’ambito delle iniziative programmate dalla Cgil contro la legge di bilancio che penalizza il Paese, i lavoratori ed i pensionati, le organizzazioni sindacali intestate hanno indetto una manifestazione per dire NO alla legge di bilancio.
La manovra finanziaria che si appresta ad approvare il Governo Meloni non risponde ai bisogni ed alle esigenze reali dei cittadini: non risponde all’emergenza salariale; non incrementa la spesa sanitaria, ma, al contrario, continua ad indebolire il servizio sanitario nazionale spingendo i cittadini verso la sanità privata; taglia le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali, alla disabilità e non prevede fondi per la non-autosufficienza, rendendo vana la legge 33/2023; conferma e peggiora la legge Fornero; non prevede nessun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne; porta avanti una riforma fiscale che, a parità di reddito, tassa di più i salari e le pensioni rispetto ai profitti delle rendite finanziarie ed immobiliari; non investe in salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; non prevede politiche industriali in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto per i giovani e non interviene contro la precarietà; taglia gli investimenti pubblici e sulle infrastrutture, dimenticando il Mezzogiorno.
I lavori saranno presieduti da Arturo Sessa Segretario Generale dello SPI di Salerno.
Dopo i saluti del Dott. Vincenzo Napoli, Sindaco di Salerno e dell’Avv. Franco Alfieri, Presidente della Provincia di Salerno, i lavori saranno introdotti da Antonio Apadula, Segretario Generale della CGIL di Salerno.
Interverranno:
La Senatrice Mariolina Castellone, M5S;
Onorevole Franco Mari, Sinistra Italiana;
Onorevole Piero De Luca, Partito Democratico;
Nicola Ricci Segretario Generale Regionale CGIL Napoli-Campania.
Le conclusioni saranno affidate a Franco Tavella Segretario Generale Regionale SPI CGIL Napoli-Campania
Vorremmo non dover celebrare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma siamo costretti a farlo come pure siamo costretti a dipingere di rosso le panchine delle nostre Città.
Una escalation incomprensibile di orrore e di violenza sta sconvolgendo le nostre vite, entrando nelle nostre case, nascondendosi sotto il volto di chi credevamo amico, fidanzato, marito.
E allora, siamo costretti a scendere in piazza. Lo faremo in silenzio affinché il silenzio di tutte e di tutti possa squarciare il velo di dolore e di violenza a cui non dobbiamo e non vogliamo abituarci.
Sabato 25 novembre appuntamento alle ore 17.30, presso Palazzo di Città, il Comune di Salerno con Cgile Cisl e Uil provinciali hanno organizzato una fiaccolata silenziosa, in ricordo di Giulia e delle 101 donne uccise nel 2023.
Il 4 novembre è la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
La festa è stata istituita nel 1919 come “Anniversario della Vittoria” per ricordare i caduti del primo conflitto mondiale, ed è l’unica festa nazionale che abbia attraversato decenni di storia italiana: dall’età liberale, al fascismo, all’Italia repubblicana.
Il 4 novembre 1918 veniva firmato l’armistizio, a Villa Giusti (Padova), con l’Impero austro-ungarico.
Il Gen. Armando Diaz, comandante in capo delle Forze Armate italiane, nel bollettino della Vittoria annunciava agli italiani “La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta(…)
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza(…)”.
Trento e Trieste erano ricongiunte all’Italia: Cesare Battisti, Fabio Filzi, Nazario Sauro vedevano coronato il loro sogno: l’unificazione territoriale, politica e istituzionale dell’Italia era stata interamente realizzata.
Il prezzo pagato era stato altissimo: oltre 4 milioni di soldati mobilitati di cui 250.000 giovani appena diciottenni, 600.000 morti e 1.500.000 feriti, 400.000 civili che avevano abbandonato le proprie case sulla linea del fronte.
Per primi furono i combattenti ed i reduci che, con il sostegno delle comunità locali, sentirono il bisogno di ricordare, avviando il culto della memoria dei commilitoni caduti, con la costruzione dei primi monumenti e l’apposizione di lapidi commemorative.
Dal 26 ottobre al 4 novembre 1921, l’intera Nazione accompagnò il treno che trasportava la salma del milite ignoto da Aquileia a Roma per essere tumulata all’altare della Patria, al Vittoriano, il monumento funebre di Vittorio Emanuele II, che da allora diventò il sacrario del milite ignoto. La salma fu scelta da una contadina che aveva perduto l figlio in guerra, tra un gruppo di caduti. Maria Bergamas era il suo nome, che allora venne definita la “mamma del milite ignoto.
Fino al 1976, il 4 novembre è stato un giorno festivo. Dal 1977, in pieno clima di austerity, a causa della riforma del calendario delle festività nazionali introdotta con legge n. 54 del 5 marzo 1977, la ricorrenza è stata resa “festa mobile”, con le celebrazioni che hanno luogo alla prima domenica di novembre. Nel corso degli anni ottanta e novanta la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando ma negli anni duemila, grazie all’impulso dato dall’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la festa è tornata a celebrazioni più ampie e diffuse.
La mattina del 7 Ottobre, è stato lanciato dalla striscia di Gaza, un attacco da parte del gruppo terroristico Hamas, cogliendo di sorpresa Israele. Migliaia di razzi sono stati lanciati da Gaza verso le regioni del centro e del sud di Israele. Allo stesso tempo, miliziani del gruppo palestinese islamico oltrepassavano il confine israeliano uscendo dalla striscia di gaza, dando cosi inizio a un’operazione di terra, e prendendo il controllo di alcune località nel sud del paese.
L’operazione di Hamas ha causato la morte di almeno 1.400 israeliani e più di tremila feriti. L’escalation tra Hamas e Israele è stata valutata come la più violenta degli ultimi anni, e paragonabile alla guerra alla guerra dello Yom Kippur (o guerra di ottobre): iniziata il 6 Ottobre 1973 durante i festeggiamenti del Kippur, festa religiosa ebraica che prevede il digiuno.
Quella del 1973 fu un’operazione militare congiunta organizzata da Egitto e Siria che mise alle corde Israele. L’offensiva portata avanti dalm gruppo terroristico Hamas, ha avuto inizio a un giorno dal cinquantesimo anniversario della guerra del ‘73.
La striscia di Gaza è una regione costiera di 360km2 popolata da più di 2 milioni di persone, di cui oltre 1 milione e 400mila con lo status di rifugiati. Dal m1517 al 1922, per quattro secoli dunque, la terra che oggi comprende la striscia di Gaza, Israele, e la Cisgiordania , è appartenuta all’Impero Ottomano. Le suddivisioni attuali avvennero a tavolino tra l potenze che avevano vinto la prima Guerra Mondiale. Dal 1967 fino al 2005, anche questa zona è stata occupata militarmente d Israele.
Nel 2007, due anni dopo il ritiro israeliano, Hamas ha preso il controllo della striscia, e da allora Israele continua a operare un vero assedio, ovvero la chiusura quasi totale dei valichi di frontiera, e degli accessi sia via mare che aerei, che dura tutt’ora. Oggi a Gaza oltre l’80% della popolazione vive grazie agli aiuti umanitari, mentre il tasso di disoccupazione sfiora il 50%.
A causa delle continue chiusure dei valichi d’accesso, da parte israeliana, le poche imprese che si dedicano alla produzione di beni di prima necessità lavorano a intermittenza. La chiusura dei valichi di frontiera ha reso poi ancora più difficile la crescita economica di gaza, e la ricostruzione, dopo la devastazione provocata dagli interventi militari. Il governo israeliano, per bocca del primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che quella scatenata da Hamas è una guerra che Israele vincerà. La risposta di Israele non si è fatta attendere:il governo ha dato il via all’operazione aerea denominata “spade di ferro” sopra i cieli di Gaza.
Decine di aerei hanno quindi preso il volo, e colpito la striscia nel tentativo di colpire obiettivi militari di Hamas. Il ministero della salute di Gaza ha fatto sapere che a causa dei bombardamenti dell’aviazione di Israele nell’enclave palestinese sono 2.808 i morti e 10.850 i feriti. Continuano intanto anche gli scontri tra membri di Hamas e le forze di difesa israeliane in diverse località. La Cgil condanna l’attacco terroristico in Israele. Landini: “affrontare il tema che riguarda due popoli, due stati e la libertà del popolo palestinese” viene considerato prioritario. “Condanniamo in modo esplicito quello che ha fatto Hamas contro il popolo israeliano, ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi forma di guerra. Colgo l’occasione per esprimere la vicinanza e il cordoglio alle famiglie delle vittime di questo attacco”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dal corteo della grande e partecipata manifestazione di sabato 7 Ottobre a Roma, che ha visto la presenza del mondo del volontariato, le associazioni cattoliche e le associazioni pacifiste.
” continuiamo a pensare, ha proseguito il Segretario generale della CGIL, che la pace vada costruita, crediamo che sia necessaria, in quanto riguarda due popoli, due stati, la libertà del popolo palestinese e l’autonomia”, prosegue Landini rimarcando il no a ogni guerra e alla “logica che la guerra torni a essere lo strumento che regola i rapporti tra gli stati e le nazioni.
La tragedia umana che ha colpito le nostre sorelle e i nostri fratelli marocchini non può lasciarci indifferenti.
Nelle nostra provincia, lavoratrici e lavoratori ma anche studentesse e studenti vivono da oltre tre generazioni. Il legame con il Marocco è dunque profondo e viscerale.n
La Cgil di Salerno esprime un sincero cordoglio ai familiari delle vittime con la speranza che questo incubo possa presto finire.
La definizione migliore, di questa manovra di bilancio, è stata data dalla vice segretaria generale della CGIL, Gianna Fracassi :” Non risponde alle esigenze, anzi è di cortissimo respiro” altro che manovra coraggiosa, come l’ha definita trionfalmente la maggioranza di governo.
La legge di bilancio, su inflazione ed energia, a cui sono destinati 21 miliardi in deficit, vedrà finire i suoi benefici col primo vento delle primavere; infatti le misure contro il rialzo dei beni energetici, durano solo pochi mesi
Dopo l’incontro con la Presidente del Consiglio, avvenuto lo scorso 9 novembre, i sindacati confederali avevano avanzato delle precise proposte, che però non sono state prese in considerazione
Nello specifico era stato chiesto un taglio del cuneo fiscale, la detassazione delle tredicesime, la detassazione degli aumenti contrattuali, e la detassazione dei benefici derivanti degli accordi di secondo livello.
Si era altresì richiesta l’uscita flessibile a 62 anni e il riconoscimento della diversa gravità dei lavori e del lavoro di cura.
Su questi ed altri temi la bozza di legge di bilancio non dà risposte significative, anzi peggiora le condizioni dei più poveri e dei precari.
Come se non bastasse, alcuni provvedimenti, invece, contenuti nella manovra, sono un vero e proprio schiaffo in faccia a lavoratrici, lavoratori, pensionati, pensionate, cittadini e cittadine.
.L’aumento dei Voucher, e l’allargamento della platea dei possibili fruitori, si abbattono su un mondo del lavoro che di precariato è ormai pervaso, riduce le tutele e i diritti a lavoratrici e lavoratori che già hanno visto, negli ultimi anni, il progressivo smantellamento di molte delle tutele e dei diritti conquistati.
L’aumento della flat tax fino agli 85.000 euro, insieme all’ennesimo condono fiscale, all’aumento del tetto del contante, così come l’esenzione dall’uso del POS fino a 60 euro, il depotenziamento della tassa sugli extra-profitti e il superamento del reddito di cittadinanza, sono provvedimenti iniqui e sbagliati.
La Corte dei Conti ha bocciato, senza mezze misure, tutto il complesso della manovra del governo Meloni, relativo a condono fiscale, al tetto dei contanti, e alla soglia del POS, oltre che bollare la flat tax come “incostituzionale” Insomma la manovra favorirebbe l’evasione fiscale, oltre ad essere “ non coerente” con il pnnr.
Viene modificato il meccanismo di indicizzazioni delle pensioni in essere, con un colpo di mano,senza alcun confronto preventivo tra le parti,e rimangiandosi le promesse fatte. nonostante i tanti proclami. Di fatto si sottraggono al sistema, 3,7 Miiardi di euro, tra taglio delle rivalutazioni in essere e abrogazione del fondo per l’uscita anticipata.
Insomma, questa è una una Finanziaria che, secondo la Cgil, “non interviene strutturalmente sulla pandemia salariale che sta impoverendo tutte le persone che per vivere devono poter lavorare dignitosamente, riduce di fatto le risorse necessarie per sostenere la sanità, la scuola ed il trasporto pubblico, non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali dei pubblici dipendenti, mortificando il ruolo del lavoro pubblico, non modifica la legge Fornero e cambia senza alcun confronto preventivo il meccanismo di indicizzazione delle pensioni in essere”.
Pertanto, uno Sciopero generale di 8 ore è stato proclamato in Campania per venerdì 16 dicembre, con manifestazione regionale a Napoli in piazza del Plebiscito. Sono previsti interventi di delegate e delegati alle ore 10,30 e comizio conclusivo alle ore 11,30.
Violenza sulle donne, domani flash mob davanti alle Camere del Lavoro della Cgil in Campania
Mercoledì 30 novembre le Camere del Lavoro della Cgil Campania in piazza ad Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno per un flash mob per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. L’iniziativa, annunciata in occasione del 25 novembre, ha visto protagonisti lavoratori e lavoratrici della Cgil, insieme, per far sentire la propria voce contro ogni forma di violenza sulle donne: domestica, lavorativa, psicologica, economica, dell’oppressione religiosa che viola la libertà, degli stupri di guerra che distruggono il corpo e l’anima più della morte stessa. “La violenza ha molti volti – dice in una nota la segreteria Cgil Napoli e Campania – e riconoscerla aiuta a vincerla”.
Con la sottoscrizione del protocollo d’intesa “ La città a misura di donna”, siglato tra CGIL CISL UIL e l’Amministrazione Comunale di Salerno, si aprono le iniziative per la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”
La sigla del protocollo, è avvenuta nel Salone del Gonfalone Palazzo di Città. Sottoscrittori, oltre al Sindaco Vincenzo Napoli, l’Assessore alle Politiche Sociali Signora Paola de Roberto, e le Confederazioni Sindacali CGIL CISL UIL, rispettivamente nelle persone di Antonio Apadula per la CGIL, Gerardo Ceres per la CISL, e Vera Buonomo per la UIL, unitamente ai Coordinamenti Donne Regionali. Responsabile del progetto per la CGIL di Salerno, è la Segretaria confederale Maria Sueva Manzione, la quale si farà promotrice, sul territorio provinciale, di ulteriori incontri, con altre amministrazioni, per la stesura di nuovi protocolli.
Il protocollo, nato nell’ambito delle risorse del PNRR, firmato il 23 Novembre us, è da considerarsi un progetto pilota, dal quale prenderanno le mosse una serie di iniziative, da esportare poi in altri comuni, piccoli e piccolissimi, della nostra provincia.
Il “focus” riguarda i bisogni sociali visti al femminile, maggior fruibilità degli spazi attinenti alla cultura, promuovendo programmi per il tempo libero, lo sport, la salute, ma anche iniziative più concrete come ad esempio la creazione di case rifugio per le donne vittime di violenza, e famiglie monogenitoriali. Non si può pensare a nuovi modelli di città, se queste non sono confacenti ai bisogni reali di chi le abita.
Numerosi sono i momenti di riflessione già aperti in città e in provincia, con performances ed iniziative in tutta la provincia, indirizzati ai cardini della qualità della vita: Salute, Servizi, Sicurezza, Sostenibilità. Mettere a valore la straordinaria occasione del PNNR, per realizzare veramente, finalmente, una “città a misura di donne” ,questa è la missione.
A pochi giorni dalla ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999; ennesimo assassinio di una donna a San Mango Piemonte, dove un uomo ha ucciso la moglie 55enne per poi togliersi a sua volta la vita.
E’ il settimo femminicidio nella nostra regione dall’inizio del 2022,
Intanto non ci resta che lo sconforto e la conta delle donne uccise dai loro compagni o mariti, come nel caso di San Mango Piemonte, una tragedia che, ci si trova attoniti e ancora una volta impreparati di fronte a tale fenomeno atroce e devastante, pericolosamente radicato nella nostra società.
Occorre rivedere i parametri di un sistema di prevenzione che si rivela insufficiente, spesso inefficace, nonostante gli sforzi delle istituzioni delle associazioni e del mondo del sindacato.
Rifondare il linguaggio, rieducare ad una visione dei rapporti di genere che rifugga gli stereotipi, è questo l’obiettivo per una società basata sul rispetto della donna in quanto tale.
Non possiamo continuare la conta delle vittime, le istituzioni uniscano azioni di sicurezza, sensibilizzazione alla denuncia e al rispetto, sostegno ai Centri antiviolenza.
Domani 1° dicembre 8 ore di sciopero regionale con la manifestazione a Napoli di Cgil e Uil. Concentramento del corteo ore 9 a Piazza Mancini per poi proseguire fino a Piazza Matteotti. Sono previsti gli interventi delle delegate e dei delegati sindacali e del Segretario Generale Uil Napoli e Campania, Giovanni Sgambati.
Conclude il Segretario Generale Cgil Maurizio Landini.
A sostegno di una politica economica, sociale e industriale possibile, necessaria e urgente
SIAMO CONTRO QUESTA LEGGE DI BILANCIO PERCHE’
Non c’è risposta all’emergenza salariale: hanno annunciato “100 euro in più in busta paga” ma si limitano a confermare quelle già in essere, già falcidiate da un’inflazione da profitti e speculazione.
Nessun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne ma solo propaganda patriarcale e regressiva.
Non incrementa la spesa sanitaria, ma continua ad indebolire il servizio sanitario nazionale, spingendo cittadini e personale verso la sanità privata.
Portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi.
Taglia le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali, alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale.
Non investe in salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nonostante la strage che si consuma ogni giorno.
Conferma e peggiora la legge Fornero che il Governo diceva di voler cancellare.
Non ci sono politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto per i giovani
Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà reintroducendo i voucher e liberalizzando il lavoro a termine.
Taglia gli investimenti pubblici e sulle infrastrutture, dimenticando il Mezzogiorno.
Riempire Piazza Matteotti il 1 dicembre per far sentire la voce delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e degli studenti ad un Governo sordo e cieco. Questo l’obiettivo del convegno, partecipato e condiviso, che ieri mattina si è tenuto presso il Salone dei Bottiglieri, nel Palazzo della provincia. L’incontro, organizzato dallo Spi Cgil e la Cgil Salerno, è stato propedeutico e necessario a chiarire in maniera esaustiva tutti i perché No alla legge di Bilancio. Fondamentale e, al contempo, strategica la presenza della politica, di sinistra, che deve sostenere e amplificare le battaglie dei sindacati in virtù di un percorso che possa arrivare a costruire una società più equa e più giusta per tutti, soprattutto per le categorie più fragili.
Ha aperto e condotto la discussione Arturo Sessa Segretario Generale dello SPI di Salerno che, entrando nel merito della questione, ha spiegato l’importanza e le motivazioni dell’iniziativa. «Questa manovra finanziaria- ha detto Sessa-penalizza pensionati e dipendenti pubblici a cui vengono sottratte centinaia di euro al mese per via di un calcolo assolutamente sbagliato e ignobile».
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, i lavori sono stati introdotti da Antonio Apadula, Segretario Generale della CGIL di Salerno, che, in prima battuta ha posto l’accento sulla morte di Giulia Cecchettin e di tutte le donne vittime di femminicidio: una condanna totale che non trova giustificazione né alcuna ragione. «La nostra ostinata battaglia non è soltanto un No alla legge di Bilancio, è una richiesta di ascolto. La stessa richiesta che abbiamo avanzato per mesi e mesi senza mai essere ascoltati da questo Governo che non conosce il prezzo del pane, sulle cui tasche non pesano gli aumenti della benzina. Basta con i tagli, con i sacrifici che dobbiamo fare solo noi. Ci tolgono il presente, prima ancora del futuro».
La manovra finanziaria che si appresta ad essere approvata dal Governo Meloni non risponde ai bisogni ed alle esigenze reali dei cittadini: non risponde all’emergenza salariale; non incrementa la spesa sanitaria; taglia le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali; taglia gli investimenti pubblici e sulle infrastrutture, dimenticando il Mezzogiorno.
«Sono 5milioni gli italiani che vivono in una condizione di povertà assoluta, un milione di questi sono bambini – ha spiegato la Senatrice Mariolina Castellone, del M5S-. Invece di migliorare e potenziare il reddito di cittadinanza prevedendo il salario minimo, hanno tolto ogni possibilità di una vita dignitosa. Al contempo, investono 12 miliardi di euro per la costruzione di un ponte inutile sullo stretto. Hanno ipotecato un Ministero. Poi ci dovranno spiegare cosa se ne faranno di un ponte senza strade e ferrovie».
Sulla questione politica va dritto al punto, l’onorevole Piero De Luca del Partito Democratico. «Le forze politiche di sinistra, pur conservando la propria autonomia, devono fare fronte comune per smascherare le bugie propagandistiche di questo Governo – ha affermato De Luca-. Hanno tagliato centomila posti negli asili nido pubblici. Come si sostengono in questo modo le famiglie e le donne? Hanno tagliato oltre 9miliardi agli enti locali. Questi soldi non li hanno tolti ai sindaci, ma alle comunità. Noi saremo a Napoli, allo sciopero generale, al fianco della Cgil e della Uil».
Dello stesso tenore l’intervento dell’onorevole Franco Mari, di Sinistra Italiana. «Lo sciopero generale è un fatto politico, ma anche uno strumento per rivendicare e dare sostanza alle nostre proposte – ha spiegato Mari-. E’ la possibilità di guardare al futuro».
Nicola Ricci Segretario Generale Regionale CGIL Napoli-Campania entra nel merito della questione lavoro, pensioni e salari. «1,2 milioni di pensionati non arriva a percepire 900euro al mese in pensione. Fisco, sanità, lavoro e contratti: dobbiamo intervenire strutturalmente sulle pensioni e sui salari».
Infine, l’appello ai giovani del Segretario Generale Regionale SPI CGIL Napoli-Campania, Franco Tavella. «Come pensionati siamo sempre qui, numerosi, pronti a dare battaglia per la tutela dei diritti – ha dichiarato Tavella-. Il nostro compito però sarà quello di trovare un modo di coinvolgere i giovani in queste tematiche non hanno ripercussioni solo sulle pensioni, ma anche e soprattutto, vanno a incidere proprio sul loro presente e sul loro futuro».
Spesa corrente per consumi in forte ripresa nel 2022, ma ferma in termini reali
Nel 2022, la stima della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è di 2.625 euro in valori correnti, in forte aumento (+8,7%) rispetto ai 2.415 euro del 2021. Tale incremento, tuttavia, non corrisponde a un maggiore livello di spesa per consumi anche in termini reali. Infatti, considerata la forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 (+8,7% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), la spesa in termini reali rimane sostanzialmente inalterata.
Poiché la distribuzione dei consumi è asimmetrica e più concentrata nei livelli medio-bassi, la maggioranza delle famiglie spende un importo inferiore al valore medio. Se si osserva il valore mediano (il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali), il 50% delle famiglie residenti in Italia ha speso nel 2022 una cifra non superiore a 2.197 euro (2.023 euro nel 2021).
Le famiglie hanno posto in essere strategie di risparmio per far fronte al forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2022, in parte grazie a quanto accumulato negli anni di crisi dovuta al Covid. Nel 2020 e nel 2021, infatti, il tasso di risparmio lordo delle famiglie consumatrici è stato, rispettivamente, del 15,6% e del 13,2%, prima di ridiscendere ai livelli pre-Covid attestandosi attorno all’8%. In molti casi si è trattato anche di modificare le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare. Il 29,5% delle famiglie intervistate nel 2022 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato. Comportamento che trova conferma anche nei dati Istat sul commercio al dettaglio, che registrano in media, nel 2022, per la vendita di beni alimentari, un aumento tendenziale in valore (+4,6%), soprattutto nei discount, e una diminuzione in volume (-4,3%).
Più in dettaglio, nel 2022, a fronte del marcato incremento dei prezzi di Alimentari e bevande analcoliche (+9,3% la variazione su base annua dell’IPCA), le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 3,3% rispetto all’anno precedente (482 euro mensili, pari al 18,4% della spesa totale): il 21,5% della spesa alimentare è destinato alla carne, il 15,7% a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12,7% a ortaggi, tuberi e legumi, il 12,0% a latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova, l’8,5% alla frutta e il 7,9% a pesce e frutti di mare.
LE STATISTICHE DELL’ISTAT SULLA POVERTÀ | ANNO 2022
In crescita la povertà assoluta a causa dell’inflazione. Nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente) 1 . Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 28,9%, si ferma invece al 6,4% per le famiglie composte solamente da italiani. L’incidenza di povertà relativa si attesta al 10,9% (stabile rispetto all’11,0% del 2021) e le famiglie sotto la soglia sono 2,8 milioni. In larga misura l’aumento osservato è imputabile alla forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022, il cui impatto è risultato particolarmente elevato per le famiglie meno abbienti. In effetti, le spese per consumo di questa fascia di popolazione, che include anche le famiglie in povertà assoluta, pur in forte crescita in termini correnti, non hanno tenuto il passo dell’inflazione, determinando un calo in termini reali della loro spesa equivalente del -2,5%. I bonus sociali per l’energia e il gas – potenziati nel 2022 sia in termini di platea di beneficiari sia nell’importo – hanno contribuito a contenere la crescita della povertà. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,7%, da 10,1% del 2021), con un picco nel Sud (11,2%), seguita dal Nord-est (7,9%) e Nord-ovest (7,2%); il Centro conferma i valori più bassi dell’incidenza (6,4%). Tra le famiglie povere il 41,4% risiede nel Mezzogiorno (41,7% nel 2021) e il 42,9% al Nord (42,6% nel 2021). Rispetto alla tipologia del comune di residenza, l’incidenza di povertà è più elevata per i comuni più piccoli, fino a 50mila abitanti (diversi dai comuni periferia area metropolitana), con un incremento dei valori rispetto al 2021 a livello nazionale (8,8% dal 7,9% del 2021).
La crescita dell’incidenza a livello individuale, osservata nel 2022, è il risultato di un aumento più accentuato nel Mezzogiorno (a 12,7% dall’11,8%), soprattutto nelle Isole (all’11,3% dal 10%), ma presente anche al Nord (all’8,5% dal 7,7%), sia nel Nord-ovest (all’8,3% da 7,5%) sia nel Nord-est (all’8,8% dall’8,1%). Fa eccezione il Centro, dove l’incidenza individuale è stabile. Il Mezzogiorno conta oltre 2 milioni 500mila individui in povertà assoluta contro circa 2 milioni 298mila residenti nelle regioni del Nord. L’incidenza di povertà assoluta individuale fra i minori si attesta al 13,4% (poco meno di 1,27 milioni di persone, dal 12,6% del 2021); è al 12,0% fra i giovani di 18-34 anni (pari a 1 milione 157mila individui), in crescita rispetto al 2021 (quando era 11,1%); stesso andamento per gli over65 (6,3%, circa 881mila persone, rispetto al 5,5%), nonostante l’incidenza si mantenga su valori inferiori alla media nazionale. Peggiore la condizione delle famiglie con 3 o più figli Anche nel 2022 l’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 22,5% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,0% tra quelle con quattro. Segnali di peggioramento provengono dalle famiglie di tre componenti (8,2% da 6,9%). Il disagio più marcato si osserva per le famiglie con tre o più figli minori dove l’incidenza arriva al 22,3%; e, più in generale, per le coppie con tre o più figli (20,7%). Anche per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari, si osservano valori elevati (15,6%), così come per le famiglie monogenitoriali (11,5%). L’incidenza di povertà assoluta nelle tipologie familiari in cui l’età della persona di riferimento (p.r.) è superiore ai 65 anni sono più contenute (4,6% per le coppie in cui la persona di riferimento abbia 65 anni o più), sebbene nelle famiglie con almeno un anziano si registri un peggioramento nel confronto con il 2021 (al 6,5% dal 5,8%). In generale, si confermano valori decrescenti dell’incidenza all’aumentare dell’età della p.r.; infatti, le famiglie più giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e di minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati. Istruzione e lavoro: protezione contro la povertà L’incidenza della povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento della famiglia; se quest’ultima ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l’incidenza è pari al 4,0%, e raggiunge il 12,5% se ha al massimo la licenza di scuola media, in peggioramento rispetto al 2021. Valori elevati dell’incidenza di povertà si confermano per le famiglie con p.r. operaio e assimilati (14,7%) e, fra le famiglie con p.r. indipendente, soprattutto per coloro che svolgono un lavoro autonomo diverso da imprenditore o libero professionista (8,5% altro indipendente). Nel confronto con il 2021 si osserva un peggioramento per le famiglie con persona ritirata dal lavoro (5,9% dal 4,6% del 2021).
La povertà assoluta continua a colpire in modo marcato i minori
Nel 2022, la povertà assoluta in Italia interessa quasi 1 milione 269 mila minori (13,4%, rispetto al 9,7% degli individui a livello nazionale); l’incidenza varia dall’11,5% del Centro al 15,9% del Mezzogiorno. Rispetto al 2021 la condizione dei minori è stabile a livello nazionale, ma si colgono segnali di peggioramento per i bambini da 4 a 6 anni del Centro (l’incidenza arriva al 14,2% dal 9,3%) e per quelli dai 7 ai 13 anni del Mezzogiorno, per i quali si arriva al 16,8% dal 13,8% osservato nell’anno precedente. Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono 720mila, con un’incidenza dell’11,8% (era l’11% nel 2021). Le famiglie di altra tipologia con minori, ossia quelle famiglie dove frequentemente convivono più nuclei familiari, presentano i valori più elevati dell’incidenza (23,0% contro 15,6% delle altre tipologie familiari nel loro complesso). La diffusione del fenomeno aumenta al crescere del numero di figli minori presenti in famiglia (6,5% per le coppie con un figlio minore, 10,6% per quelle con due figli minori e 21,0% per le coppie con tre o più figli minori) ed è significativa tra le famiglie monogenitore con minori (13,3%). Tutte le tipologie di questo sottoinsieme presentano valori stabili rispetto al 2021.
(fonte ISTAT a cura di Ufficio Stampa)
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La morte di Giulia Cecchettini, uccisa dal suo ex a soli 22 anni è, fatalmente, l’inizio della solita liturgia che in questi casi si mette in scena: indignazione da parte del governo, sgomento, promesse di misure draconiane un Paese che si indigna ma non cambia.
Ad oggi, l’Osservatorio “Non Una Di Meno” sui femminicidi, i lesbicidi e i trans*cidi in Italia ha registrato 90 femminicidi, 1 transcidio, 8 suicidi e 4 morti in fase di accertamento indotti o sospetti indotti da violenza e odio etero-cis-patriarcale.
La vittima più giovane aveva 13 anni, la più anziana 95. La vittima aveva un’età media di 55 anni e mezzo.
Inoltre, si contano almeno un caso con violenza o stupro prima dell’omicidio,
• 12 casi con denunce o segnalazioni per violenza o persecuzione nei mesi precedenti
3 persone uccise erano sex worker (operatrici del sesso)
• 44 figl* minori che sono rimast* orfan* in seguito al femminicidio della madre
• Nei 91 casi accertati di omicidio, il colpevole o presunto tale, ha un’età media di 54 anni e mezzo. Il più giovane aveva 17 anni al momento del delitto, il più anziano 88.
• 32 uomini colpevoli si sono suicidati subito dopo aver compiuto il l’omicidio. Altri 6 hanno tentato il suicidio.
• Nella quasi totalità dei casi, l’assassino era conosciuto dalla persona uccisa. In quattro casi l’identità dell’assassino rimane ancora sconosciuta.
• In 41 casi l’assassino era il marito, il partner, il convivente. In 14 casi, a compiere il gesto è stato l’ex partner da cui la persona uccisa si era separata o aveva espresso l’intenzione di separarsi. Negli altri casi la relazione con la vittima era: figlio, padre, cognato, genero, suocero, collega, conoscente, cliente e in un caso la madre.
In 31 casi, le vittime sono morte per accoltellamento, in 27 casi per i colpi di arma da fuoco. Altre cause del decesso sono percosse (9), soffocamento o strangolamento (10), investimento con l’auto (3), colpi da corpo contundente (3), martellate (1), maltrattamenti (1) ed altre.
In almeno 11 casi su 27 l’arma da fuoco che ha sparato era legalmente detenuta. In almeno 4 casi, si è trattato di armi in possesso di guardie giurate, forze dell’ordine, militari in funzione o in pensione.
È la cultura del possesso, dunque, che impedisce a “lui” di accettare che “Lei” possa decidere la fine di una relazione, di un matrimonio magari combinato. Quindi, se è “sua”, lo deve essere per sempre, a tutti i costi. L’Italia è un paese ancora in grave ritardo, nel percorso che porta alla parità assoluta di genere.
Le tappe storiche fin qui raggiunte: 1969, abrogazione del reato di adulterio e di relazione adultera; 1975, riforma del diritto di famiglia; 1981, abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore; 1996, lo stupro diventa delitto contra la persona e non contro la moralità pubblica; ed infine nel 2009, l’introduzione del reato di stalking Sembrano secoli, ma sono conquiste di “ieri”
Il governo ha approvato un nuovo “Dl sul contrasto alla violenza sulle donne e contro la violenza domestica” che si limita ad inasprire le pene,m senza una visione d’insieme del fenomeno, senza una prospettiva
Che fare? Quello che le donne della Cgil chiedono da sempre. Educare gli uomini. Dalla scuola dell’infanzia all’università, va chiarito loro che le donne sono persone autonome, che possono cambiare idea, smettere di amarli, innamorarsi di un altro, essere più in gamba di loro. E che questo è normale. Che non c’è nulla di umiliante a essere lasciati e nemmeno traditi. Perché tutte le persone sono libere.
Non bastano le poche ore di lezione di esperti promosse dal ministro Valditara a smantellare la “gerarchia di genere”. Serve inserire l’educazione al rispetto e all’affettività nelle scuole, vanno trovate le parole giuste, efficaci, per spiegare loro che la violenze è davvero l’ultimo rifugio degli incapaci. Quanto è fragile l’ego maschile, anni e anni persi a tentare di essere maschi alpha. Quanto tempo sprecato.
( a cura di ufficio stampa)
E’ un orrore senza fine. Alina Grishajn, di 26 anni, di origine albanese, capolinea di uno stabilimento di surgelati dell’azienda Bocon a Pieve di Soligo nel Trevigiano, in cui lavorava da oltre cinque anni, è morta sul lavoro. E’ stata stritolata pochi giorni fa, da un grosso macchinario per l’imballaggio, che, scambiandola per un surgelato, le ha schiacciato le vertebre cervicali. Incidente analogo era accaduto in Corea, dove è morto operaio scambiato per un pacco dal robot, che lo ha preso e “confezionato”
Alina è morta in modo orribile, come Laila El Harim, operaia morta lo scorso anno, a causa di una “fustellatrice modificata” ovvero macchinario manomesso per aumentare la produttività. Sono già oltre 100 le donne morte per infortuni sul lavoro molte di queste in itinere e sulle strade e questo per la stanchezza di chi normalmente svolge il doppio, e a volte anche il terzo lavoro, nell’accudire figli e genitori
Dal 2022 a oggi 1.208 lavoratori hanno perso la vita per cause di lavoro, o per raggiungerlo ” in itinere”. Nei primi otto mesi di quest’anno i morti am montano 657. Sono i dati comunicati dall’Inail, nel suo rapporto annuale, che raccontano la storia del dramma quotidiano che nessuno vuole vedere, e che continua nell’impotenza, o forse nell’indifferenza, della politica.
Purtroppo questi incontri sono più che altro audizioni, con un grande numero di soggetti che esprimono solo opinioni. Sul tema della sicurezza sul lavoro esiste una piattaforma unitaria , soprattutto per quanto riguarda la situazione degli appalti e subappalti,nell’edilizia e nonsolo, che sono ormai, come risulta dai dati, le occasioni più frequenti di infortuni gravi, gravissimi e mortali.
Troppo spesso, infatti, ci troviamo a commentare casi in cui le norme e le misure di sicurezza sono state apertamente violate o ignorate. Non è più procrastinabile un’inversione di rotta, si rende necessaria ed urgente l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro, nel nostro ordinamento giuridico
I morti sul posto di lavoro, sempre secondo i dati raccolti da Rete Iside onlus consultando varie fonti, sono stati almeno 769, mentre sono stati almeno 315 i decessi in itinere (cioè durante gli spostamenti fatti per andare da casa al lavoro e viceversa). Tocca alla Lombardia il triste primato della morte per regione: i decessi sono stati 161, segue il Veneto con almeno 130. Proprio nelle zone considerate le più produttive del paese, purtroppo, si riscontra il più alto numero di decessi. Di seguito i dati 2022 ordinati per regione:
Lombardia 161; Veneto 130; Campania 91; Lazio 82; Piemonte 81; Emilia Romagna 75; Sicilia 69; Puglia 66; Toscana 57; Marche 49; Calabria 39; Sardegna 34; Abruzzo 29; Liguria, Umbria 20; Trentino 19; Friuli Venezia Giulia, Basilicata 14; Alto Adige, Estero 11; Molise 9; Valle d’Aosta 7
Lo studio non prende in considerazione i dati dell’Inail, perché annualmente le morti sul lavoro secondo questo istituto, sono circa il 30% in meno del numero reale, come documentato dall’Osservatorio di Bologna, negli oltre 15 anni di meticoloso lavoro. Questo perché l’Inail non conteggia gli infortuni e i morti fra i 4 milioni di operai e lavoratori che non sono assicurati con il suo ente, così come non conteggia le morti di lavoratori in nero o irregolari.
I dati dell’Osservatorio di Bologna dicono che nell’anno appena finito, i 1.404 morti sul lavoro del 2021, nel 2022 sono stati 1.499, più 6,7%.
( a cura ufficio stampa)
Confermati gli scioperi e le iniziative di lotta in tutte le loro modalità, con unica eccezione, il settore dei trasporti per il quale l’agitazione del 17 novembre è stata ridotta da otto a quattro ore: sarà dalle 9 alle 13.
È questa la decisione presa da Cgil e Uil, dopo la precettazione firmata dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, dopo il parere espresso dall’Authority su cui gravano diversi dubbi di illegittimità.
La decisone annunciata in una conferenza stampa da parte dei leader sindacali, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, che hanno definito la precettazione “un provvedimento grave, che mette in discussione un diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione”.
“Stiamo verificando se impugnare il testo”, hanno detto i due leader.
Per i trasporti, quindi, lo sciopero di venerdì 17 novembre viene ridotto da 8 a 4 ore, dalle 9 alle 13. “Siccome siamo persone responsabili e facciamo i conti” con la precettazione, “ne prendiamo atto e lo sciopero nel settore dei trasporti sarà dalle 9 alle 13”, così “tuteliamo i lavoratori”, altrimenti esposti a “sanzioni economiche e penali”, ha spiegato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Siamo di fronte a un provvedimento grave, viene messo in discussione un diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione. C’è una ragione in più per confermare le mobilitazioni e gli scioperi”,
Durante la conferenza ha parlato anche il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. “Non ci fate paura. Se pensate di farci paura vi sbagliate, otterrete l’effetto contrario”, ha detto riferendosi al governo e alla precettazione firmata da Salvini. “Non so se il governo è contro i sindacati. Valuto che ai temi posti non troviamo risposte in quello che fa il governo”, ha aggiunto. E ancora: “Le motivazioni della precettazione secondo noi sono prive di fondamento. Stiamo verificando se ci sono le condizioni e se valuteremo opportuno impugnare il testo”. “Stiamo valutando tutti gli spazi possibili su cui agire, le motivazioni del provvedimento sono fuori dalla legge 146”
Il nostro mondo sta cambiando più rapidamente della nostra immaginazione. Sia che si tratti di automazione dei processi, di assistenza sanitaria, di assistenza ai consumatori, di guida autonoma o di molte altre applicazioni, l’Intelligenza Artificiale, sta già trasformando molte aree della nostra vita quotidiana. Tuttavia, per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi dell’AI, è importante comprendere le sue principali tipologie e le sue prospettive future.
Esistono tre tipi di modelli di Intelligenza Artificiale, ognuno con una diversa capacità di svolgere attività. È importante notare che l’AI è ancora una tecnologia al servizio dell’uomo e non è destinata a sostituirlo. Tuttavia, è fondamentale pensare al futuro, e stabilire un quadro etico per governare l’AI, considerando le sue possibili conseguenze.
A mano a mano che l’AI progredisce, si passa da un’intelligenza inferiore a una superiore, questo presuppone che, in un prossimo futuro, potrebbero emergere caratteristiche simili a quelle umane, come emozioni e processi di pensiero. Questo rende la regolamentazione dell’AI e delle tecnologie ad essa collegate, una sfida per tutti.
Secondo uno studio del World Economic il 42% delle attività aziendali sarà automatizzato entro il 2027, con l’intelligenza artificiale pronta a essere integrata, nei principali sistemi e settori produttivi.
Esistono tre tipi di modelli di Intelligenza Artificiale, ognuno con una diversa capacità di svolgere attività. È importante notare che l’AI è una tecnologia al servizio dell’uomo e non dovrebbe destinata a sostituirlo. Tuttavia, è fondamentale pensare al futuro, e stabilire quanto prima un protocollo di comportamenti, delle linee guida, governare l’AI, considerando le sue possibili conseguenze.
Il 2% dell’attuale occupazione globale, pari a 14 milioni di posti di lavoro, rischia di scomparire a causa delle tendenze in atto: più specificamente, la transizione ecologica, la trasformazione delle catene della logistica e, non ultima, l’innovazione tecnologica .
A seguito di ciò, si profila una nuova era di rapidissimi cambiamenti dei nostri orizzonti conosciuti. Il protagonismo dell’intelligenza artificiale, avrà un ruolo dirompente. Da un lato accelererà il declino del lavoro di ufficio e di quello ripetitivo, dall’altro creerà sempre maggior richiesta di specialisti in tecnologia.
Nello specifico, i ruoli impiegatizi e di segreteria – come sportellisti di banca, cassieri e addetti all’inserimento di dati – finiranno progressivamente per essere sostituiti dalle macchine, capaci ormai di prendere il posto dell’uomo nei settori della comunicazione, e del coordinamento.
Diventata famosa in breve tempo come la migliore intelligenza artificiale creata dall’uomo, ChatGPT consente di scrivere articoli, e-mail e poesie, creare post su tutti i social, correggere errori matematici, programmare e molto altro ancora.
Come prepararsi a questa sfida che stravolge il tradizionale mercato del lavoro, e apre inediti scenari? Uno dei principali vantaggi della Chat GPT, è la sua capacità di “apprendere” dalle conversazioni che intrattiene. In questo modo, il sistema è in grado di adattarsi ai diversi “codici” di comunicazione, realizzando interazioni, per fornire risposte sempre più personalizzate.
Nella scrittura creativa, la Chat GPT può essere utilizzata per un testo simile a quello umano, in una molteplicità di stili, come storie, articoli e dialoghi.
Non mancano però evidenti limiti.
Non ha nessuna cognizione degli eventi in corso, nel senso che non conosce alcun contenuto creato dopo il 2021. In oltre, la chat GPT si è dimostrata efficace, nel fornire risposte specifiche basate sui fatti, piuttosto che nel gestire domande che sono a risposta multipla, oppure concetti astratti. Ciò limita la sua utilità in determinate situazioni, come la scrittura creativa o il supporto emotivo.
Però,nel frattempo, l’IBM prevede di sospendere 7.800 nuove assunzioni, e sostituirle con l’intelligenza artificiale. Lo ha detto il CEO del colosso informatico, Arvind Krishna, il quale prevede di poter sostituire il 30% dei dipendenti del back office nel giro dei prossimi 5 anni.
Le assunzioni nelle funzioni di back office, come le risorse umane, saranno fortemente ridimensionate, se non sospese in alcuni casi.
E nei ruoli non rivolti alla clientela, che impegnano circa 26.000 dipendenti, «potrei facilmente vedere il 30% sostituito dall’intelligenza artificiale e dall’automazione in un arco di 5 anni», ha detto Krishna in un’intervista a Bloomberg.
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Salerno, 9.11 2023
Ieri mattina, alle ore 11, presso la sede della UIL in Via Lucullo a Roma, si è tenuta la conferenza stampa dei due segretari generali di UIL, Bombardieri, e Landini della CGIL, per illustrare le motivazioni e gli obiettivi delle mobilitazioni, programmate per cambiare la manovra finanziaria e le politiche economiche e sociali del Governo Meloni.
Il percorso delle giornate di lotta si articolerà, a partire dal 17 Novembre, per le regioni del centro, per concludersi il 27 Novembre. Dunque 8 ore di sciopero generale, suddivise in cinque date , che riguarderanno Sud, Centro, Nord e isole.
Durante la conferenza stampa congiunta, Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini, hanno confermato il giudizio negativo su manovra e politiche economiche.
Una manovra che non affronta la questione salariale, il governo, invece che intervenire là dove è partita l’inflazione, cioè dai profitti, taglia sul fronte di lavoro e salari. Senza contare che colpisce la sanità, le pensioni e aumenta le tasse.
La tassazione degli extra-profitti, impostata dal governo Draghi, prevedeva di individuare 11 multinazionali, che avrebbero prodotto un gettito di svariati Miliardi di euro, è scomparsa dalla vista.
La legge delega non allarga la base imponibile, mette in discussione il principio della progressività, non combatte l’evasione fiscale, non interviene con decisione sulle rendite finanziarie e immobiliari, così, non si liberano le risorse necessarie per investire nella sanità pubblica e nella scuola, per far ripartire il Paese, ha dichiarato Landini.
Per il segretario generale Cgil, dunque, l’esecutivo “fa cassa con la previdenza, compresa la non piena rivalutazione degli assegni pensionistici, dopo aver anche tagliato il reddito di cittadinanza. In sintesi, è una manovra sbagliata e socialmente inaccettabile”.
Non manca la denuncia sul peggioramento della legge Fornero: “Per confermare quota 103 ricalcolano la componente retributiva, cosicché se uno va in pensione perde mediamente il 15 per cento”, ha detto Stefano Landini .E ancora: “Il settore pubblico subisce la revisione delle aliquote, che è pure incostituzionale, perché tocca diritti acquisiti. E per giovani e donne si aggrava la situazione”. Ogni anno 120mila giovani, laureati e non,lasciano il nostro Paese, perché non trovano proposte di lavoro accettabili, anche sotto il profilo economico, mentre sarebbero fondamentali per gestite la fase di profonda trasformazione che ci attende.
Landini ha ricordato che, il 13 Dicembre, ci sarà la mobilitazione del sindacato europeo a Bruxelles, con la speranza che si riesca, prima o poi, a realizzare uno sciopero europeo.